Felice, tremendamente felice, è chi la felicità se la suda

Felice è chi la felicità se la suda

Molti pensano che io sia sempre stata così come mi vedono oggi e cioè una persona tutto sommato felice e:

  • sempre sorridente
  • spesso di buon umore
  • capace di cogliere, nel 90% dei casi, gli aspetti positivi in tutto ciò che vivo.

In realtà, non sono nata così.

In passato sono stata una bambina poco felice, poi un’adolescente piuttosto infelice e, infine, una giovane donna molto infelice.

La trasformazione è avvenuta quando ormai avevo più di 35 anni e si è innescata in seguito a una profonda crisi esistenziale che mi aveva quasi annichilita.

No, non sono nata felice: mi sono “addestrata”! 

E già, perché la felicità non è una questione di fortuna, come molti tendono a pensare, ma una questione di allenamento.

Ebbene, devi sapere che questo mio “allenamento” dura ancora oggi, dopo più di vent’anni.

Ogni santo giorno, io presto attenzione ai miei pensieri e alle parole che uso, perché so che creano la mia realtà. E poi presto attenzione anche alla postura e alla mimica facciale, perché conosco l’importanza del feedback corporeo e so quanto questo possa influenzare i miei stati d’animo. 

Se sono tesa e contratta, me ne accorgo e cerco di sciogliermi. 

Cerco di godermi appieno ogni momento bello e, nei momenti meno belli, utilizzo tecniche di buffering emotivo.

Evito di lamentarmi in continuazione, perché so che lamentarsi fa male.

Inoltre, non è affatto produttivo. Infatti, il tempo che impieghiamo a lamentarci ci impedisce di usarlo per cercare una soluzione.

Certo, non sempre riesco a fare tutto questo e ad “allenarmi” attivamente per essere felice.

A volte sono stanca e cado in qualche trappola mentale, ma ci metto veramente poco ad accorgermene e a correggere il tiro. 

Ovviamente, talvolta mi capita anche di essere triste, arrabbiata, delusa, dispiaciuta, disgustata, preoccupata. Come tutti…

Ma essere felice non vuol dire azzerare tutte le altre emozioni.

Sarebbe sciocco pensarlo. Le emozioni hanno un valore inestimabile e sono funzionali alla sopravvivenza. Infatti, ci permettono di adattarci all’ambiente, di affrontare e superare le sfide, di resistere agli urti della vita. Quindi, hanno tutte quante il sacrosanto diritto di continuare ad esistere.

L’importante è che durino il giusto e qui bisogna metterci del nostro, imparare qualche strategia.

Insomma, io faccio molto per la mia felicità. Anche perché l’ho studiata. Nel vero senso della parola.

Ore e ore spese a tradurre articoli scientifici dall’inglese e 8-9 mesi di intenso lavoro per sintetizzarli nella mia tesi di laurea, incentrata su questo argomento e, più in generale, sull’affettività positiva e sul ruolo che ha nella costruzione di benessere e salute.

Ecco perché posso permettermi di parlare di felicità. Anche tutti i giorni, se mi va.

Perché ho il dovere morale di ricordare quotidianamente a me stessa quanto sia stata infelice in passato e dove mi stava portando quella mia infelicità. E ho il dovere di onorare il mio impegno e il tempo impiegato per cambiare la mia situazione.

E se a qualcuno dà fastidio, sinceramente, non è un problema mio ma suo.

Evidentemente, quel qualcuno non ha fatto abbastanza per la sua felicità.

E tu, cos’hai fatto oggi per essere felice? Fammelo sapere con un commento.

Ora ti lascio con l’augurio di una buona serata e con un piccolo brano, una sorta di poesia in cui troverai molti utili spunti.