Il denaro è ciò che rende la vita degna di essere vissuta?

Denaro e vita degna di esser vissuta. Qual è la loro relazione?

Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni (e denaro n.d.r.).
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo (omissis). Il PIL non tiene conto della salute dei nostri figli, della qualità della loro istruzione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti (omissis). Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
In breve, misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta
(omissis)”

Quelle che avete appena letto (e che potete ascoltare in questo video) sono parole tratte dal famoso discorso sul PIL che Robert F. Kennedy pronunciò nel lontano 1968, solo tre mesi prima di essere ammazzato.

Con questo testo, così incisivo – il discorso integrale lo è ancora di più – l’arguto Kennedy sembrava aver intuito ciò che, in ambito economico-accademico, sarà scoperto solo alcuni anni più tardi e cioè che:

  1. l’equazione denaro=felicità non è sempre valida.
  2. il denaro, da solo, non può garantire una vita degna di essere vissuta.

I primi studi sulla relazione denaro/felicità:
Richard Ainley Easterlin

I primi studi importanti sulla relazione denaro/felicità furono effettuati a partire dal 1974 da
R. A. Easterlin.

Confrontando le misure della felicità soggettiva con il reddito (o con la ricchezza personale), Easterlin scoprì che tra le due grandezze c’era una correlazione minima.
Questa correlazione, per giunta, era poco significativa e tendeva addirittura a scomparire con l’aumentare del reddito o della ricchezza.

La stessa situazione si verificava anche a livello nazionale confrontando PIL (o reddito pro capite) e felicità. Questo accadeva non solo negli Stati Uniti, dove le ricerche erano iniziate, ma anche in tanti altri Paesi dell’Europa e del mondo. Infatti, ovunque si studiasse il rapporto denaro/felicità, la situazione che si delineava era simile a quella illustrata nel seguente grafico:  

(Immagine dal Web)

Questo strano fenomeno fu battezzato “Paradosso di Easterlin”, anche conosciuto come “Paradosso della Felicità”.

A partire da questa scoperta, l’idea che si potesse misurare la felicità attraverso il PIL cominciò a vacillare.

Così come cominciò a vacillare la convinzione che il denaro, da solo, potesse bastare a fare la felicità e a rendere la vita degna di essere vissuta.

Ma se il rapporto tra denaro e felicità non è così lineare come ci si aspetterebbe, allora vuol dire che ci sono altri fattori che giocano un ruolo importante in questa relazione. O che ci sono elementi che la indeboliscono. Quali potrebbero essere?

Prova ad azzardare delle ipotesi e poi corri a scoprire se hai indovinato (la risposta è qui!)