
Il “Gibberish”, come leggiamo in Wikipedia, “è un termine generico che in inglese indica il parlare usando suoni simili a parole, ma che non hanno alcun significato reale”.
Questa tecnica può riguardare non solo le produzioni verbali, ma anche quelle scritte.
Un mirabile esempio di quest’ultimo tipo lo troviamo in Jabberwocky, una poesia nonsense che Lewis Carrol (autore di “Alice nel paese delle Meraviglie”) inserì in uno dei suoi romanzi.
In Gibberish si può anche cantare.
Lo ha dimostrato Adriano Celentano in un brano del 1972 dal titolo “Prisencolinensinainciusol”.
Lo inserisco qui di seguito così potete ascoltarlo anche voi 🙂
Parlando di Gibberish, Osho si espresse così:
“Gibberish vuol dire solo buttare fuori la tua pazzia, che è lì presente nella mente, accumulata per secoli e secoli. Quando la butti fuori scoprirai di sentirti leggero, più vivo – e basteranno solo un paio di minuti. Anche un bambino può fare il Gibberish, non occorre alcun addestramento”.
E, in effetti, lo fanno davvero anche bambini piccolissimi, prima attraverso il ciangottìo e, più avanti, attraverso la lallazione. Ma torniamo a Osho, che aggiunse:
“Già fin quasi dal primo momento sei capace di farlo. Il Gibberish non va imparato, così come la risata non va imparata. Se fai Gibberish, puoi pulire la mente da tutta la polvere che continua ad accumularsi. E quando la mente diventa silenziosa… non c’è altro posto dove andare se non dentro.
Sei tu che stai trasportando tutta quella spazzatura, buttala via! Fallo con totalità, e con grande entusiasmo. Non preoccuparti se è arabo o ebreo o cinese; puoi parlare qualunque lingua che non conosci. Devi solo evitare la lingua che conosci […] Per due minuti, dai alla tua esistenza la possibilità di essere priva di significato. Sarà una grande sorpresa per te vedere che in soli due minuti diventi così leggero, così pronto a entrare nel silenzio.”
Così come il respiro può essere usato come tecnica di gestione dello stress e il sor(riso) come mezzo per influenzare positivamente umore e benessere e, in alcuni casi, per limitare l’aggressività di una crisi di panico (l’ho raccontato qui), il gibberish potrebbe essere descritto come metodo per centrare se stessi e per svuotare rapidamente la propria mente.
Da questo punto di vista, quindi, si configura come potente tecnica di meditazione attiva.
Sugli effetti antistress del Gibberish si sono espressi anche Javed, S., Akhouri, D., & Azmi, del dipartimento di Psichiatria del Jawaharlal Nehru Medical College (Aligarh Muslim University).
Nel loro studio si legge quanto segue:
“Quasi tutta la nostra ansia e stress possono essere attribuiti al nostro incessante chiacchiericcio mentale. Otteniamo una pausa da questo rumore mentale solo quando andiamo a dormire, e anche allora il nostro subconscio può continuare le sue chiacchiere penetrando all’interno dei nostri sogni. Come possiamo sollevare noi stessi da questo chiacchiericcio mentale? (Col Gibberish). Parlando senza senso, permetti alla tua mente di liberarsi dalle sue continue chiacchiere.“
Poi aggiungono:
“La mente pensa sempre in termini di parole. Il Gibberish aiuta a rompere il modello continuo di verbalizzazione senza sopprimere i pensieri, che possono essere letteralmente buttati fuori. (Questo fa) diminuire lo stress e l’aggressività. Poi scende il silenzio e la persona lo può assaporare. (Il Gibberish) approfondisce la capacità individuale di silenzio interiore e ci aiuta a riscoprire passione e vitalità. In assenza di verbalizzazione interiore la meditazione avviene facilmente (…) L’aspetto essenziale di questa tecnica semplice ma potente è il rilascio e l’espressione di energie bloccate e represse. È un po’ come quando sei molto arrabbiato e prendi a pugni un cuscino. Permetti a quella rabbia, a quell’energia di fluire dal tuo corpo al cuscino. In questo modo, avverti subito un immenso relax. Hai dato sfogo a un’energia che ti stava travolgendo.”
Prima di loro, anche Saxena (2013) aveva condotto una ricerca sul Gibberish scoprendo che, in ambiente scolastico, la tecnica non solo determinava rilassamento, ma aveva anche effetti migliorativi sull’attenzione, sulla memorizzazione e sull’apprendimento, che veniva percepito come divertente e produttivo.
Se vi è piaciuto questo articolo, continuate a seguirmi perché vi racconterò uno dei tanti episodi in cui ho applicato il Gibberish, ottenendo dei risultati strabilianti.
Il racconto, tratto dal mio “diario di bordo”, riguarda Nora (il nome è di fantasia), una bambina che, all’epoca dei fatti, frequentava l’asilo nido.
Siete curiosi di leggerlo? Allora cliccate qui 🙂