Felicità eudemonica e felicità edonica

C’è felicità e felicità…
C’è, infatti, una felicità edonica e una felicità eudemonica (lo avevo accennato anche qui).

La felicità edonica deriva dal piacere (emotivo e/o fisico) che si prova in determinate circostanze o nel fare determinate azioni.

Giusto per fare qualche esempio, la felicità edonica potrebbe scaturire anche:

  • dal bere una limonata fresca in un giorno di calura;
  • dal fare un bel bagno caldo dopo aver preso molto freddo;
  • dallo stendersi a riposare;
  • dal mangiare il cibo preferito e così via.

In altre parole, la felicità edonica ha a che fare col grado di piacevolezza che ognuno di noi assegna alle esperienze della propria vita.
Però, come noto, ognuno di noi trae piacere da esperienze diverse.
Inoltre, anche in presenza delle stesse esperienze, soggetti diversi provano livelli di piacere differenti.
Pertanto, possiamo tranquillamente affermare che la felicità edonica coincide col benessere soggettivo.

Oltre al benessere soggettivo esiste anche un altro tipo di benessere.

Si tratta del benessere psicologico.
Secondo Carol Diane Ryff, psicologa e accademica americana, il benessere psicologico dipende dalle valutazioni di noi stessi in relazione a:

  1. crescita personale;
  2. relazioni sociali positive;
  3. propositi di vita;
  4. autonomia;
  5. padronanza dell’ambiente;
  6. auto-accettazione.
felicità eudemonica è armonia con noi stessi, con i nostri obiettivi, con gli altri e con l'ambiente

Quanto più queste valutazioni sono positive, tanto più potremo ritenerci soddisfatti

E quanto più alta è la soddisfazione, tanto più elevata sarà la felicità eudemonica.

In altre parole, quanto più siamo in armonia con noi stessi e con gli altri, coi nostri obiettivi e con l’ambiente, tanto più vivremo una condizione di felicità eudemonica.

Il termine “eudemonia” deriva dal greco “eudaimonia”.

Poiché costituito da eu– (“buono”) e daimon (“demone, genio”), eudemonia potrebbe essere tradotto come “posseduto dal buon genio”.

Così come definita da “Una parola al giorno”, l’eudemonia

“È la felicità intesa come scopo della vita, e come fondamento dell’etica.
In altri termini è una felicità a cui viene dato un ruolo preciso nell’indirizzare la propria condotta (e non) una condizione contingente che emerge e scompare come il bel tempo.”

Parlando di felicità eudemonica

Umberto Galimberti, ne “I miti del nostro tempo”, sostiene che essa

<<non risiede fuori di noi nel raggiungimento delle cose del mondo (…), ma nella buona riuscita di sé, perché, come chiarisce Democrito:
” Felicità e infelicità sono fenomeni dell’anima”… la quale prova piacere o dispiacere a esistere a seconda che si senta o non si senta realizzata. La realizzazione di sé è dunque il fattore decisivo per la felicità.>>

(U. Galimberti)

Insomma, la felicità eudemonica ha a che fare con la “buona vita”, anziché con la “bella vita”.
Più duratura e pervasiva, meno effimera, la felicità eudemonica richiede determinazione, sforzo personale e impegno costante.
Questo perché si tratta di un processo di costruzione di crescente complessità.
Invece, la felicità edonica potrebbe realizzarsi anche casualmente o senza grosso impegno da parte nostra.
Ad esempio, mentre ce ne stiamo “spaparanzati” sul divano, con una mano sul telecomando e l’altra dentro un sacchetto di patatine.

Oppure, quando guardiamo un video come questo, che accarezza vista, udito e cuore 🙂

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